Memorie e storie di Metaurilia sono al centro della 3^ edizione della “Festa del Cavolo”, in programma il 27 e 28 aprile nella borgata a sud di Fano: degustazioni, musica, giochi, visite guidate, paesaggi, narrazioni, spettacoli in onore del cavolfiore tardivo di Fano e della sua storia.
Un viaggio nel passato che riporta all’attualità la storia di una comunità, delle tradizioni vissute con gioia e trasporto, ma anche del duro lavoro e delle sofferenze. La festa è l’occasione per vivere – non solo visitare – quell’immenso tesoro che è l’Ecomuseo Metaurilia, progetto nato nel 2017 dal sogno di tre professionisti – l’urbanista Pia Miccoli, la giornalista Maura Garofoli e il geometra Marco Orsini – sostenuti fin dal primo giorno dal Circolo Culturale Albatros 87.
Metaurilia, l’affascinante storia di una borgata di campagna
L’idea complessiva si è sviluppata attorno alla storia di questa borgata rurale fondata nel 1934 e battezzata Metaurilia (con quel suffisso che l’accomuna a realtà come Aprilia, Littoria, Pontinia, Carbonia, Sabaudia…) e unico esempio nelle Marche di bonifica integrale operata durante il Ventennio fascista: 115 casette con un ettaro di terra ciascuna, 115 famiglie di ortolani-pescatori, la cui esistenza è stata sempre segnata da vita dura, sacrifici, ma anche tanta passione, inventiva e spirito di comunità sincero e genuino.
Di quel passato, a guardare con attenzione, resta ancora tanto: almeno 40 casette originali, orti, la chiesa e magazzini ortofrutticoli che richiamano storie di vita vissuta. Sono state raccolte in due preziosi volumi che BCC Fano ha sostenuto con entusiasmo, anche per onorare le origini rurali che 113 anni fa diedero il via al primo nucleo della banca.
Un successo del… cavolo!
La storia della borgata di Metaurilia è strettamente legata a un prodotto, il cavolfiore tardivo, la cui coltivazione era alternata al pomodoro tondo liscio. È sufficiente citare un dato per capire quale fosse la consistenza del settore: la produzione passò dai 18mila quintali del 1923 ai 350mila del 1966, alimentando un indotto di tutto rispetto.
Nel solco di quella tradizione il Circolo Culturale Albatros 87 e il progetto Ecomuseo Metaurilia hanno organizzato ad aprile, periodo di maturazione del cavolfiore tardivo, la “Festa del cavolo”, promuovendo gite fuoriporta tra cultura e coltura. «Un modo per far vivere e apprezzare questa borgata, per far comprendere gli aspetti culturali e sociali che rappresentano le sue radici» spiega Pia Miccoli, coordinatrice del progetto Metaurilia Orto di Mare. Per alimentare il rinnovato interesse che c’è da parte della comunità locale è stato proposto un ricco programma di appuntamenti.
“Una borgata del cavolo”, secondo volume delle memorie familiari
Può apparire un titolo dispregiativo, invece la frazione di Metaurilia, nell’adottarlo ne ha fatto un vanto, giustificato dal valore che la coltivazione del cavolo ha assunto per tutta la comunità. Il valore è stato ben evidenziato dal libro scritto da Pia Miccoli, “Una borgata del cavolo – Memorie familiari illustrate” ricco di foto d’epoca, con illustrazioni di John Betti, edito dal Circolo Albatros 87 e curato nella grafica e nell’impaginazione da ElicaLab Fano di Veronica Rovinelli. Ne è scaturito un secondo volume pregiato e commovente cui BCC Fano ha dato con estremo piacere il suo contributo.
Nel corso della presentazione coordinata dal giornalista Silvano Clappis e alla quale, fra gli altri, sono intervenuti l’autrice Pia Miccoli, il Presidente BCC Fano Romualdo Rondina, Antonella Nonnis dell’ICOM, International, Council of Museum, e Veronica Rovinelli dello studio grafico ElicaLab, è scaturito come il libro sia la narrazione corale di un territorio unita alla storia delle singole famiglie che lo abitano. Se il primo volume raccoglie le storie di 37 famiglie, questo secondo ne raccoglie 21. Famiglie, però, tutte accomunate in un progetto che negli anni Trenta, nell’ambito degli interventi di bonifica integrale operati dal governo fascista, trasformarono un borgo di ortolani e pescatori nel più importante e ampio polo produttivo di Fano. Questo grazie alla realizzazione delle cosiddette casette del Duce: 115 casette, di 60 metri quadri ciascuna, dotate di un ettaro di terra da destinare alla coltivazione del cavolfiore tardivo. Una coltivazione che fu talmente ampliata e ben collocata nei mercati nazionali ed internazionali da sostenere l’economia cittadina per molto tempo. Poi come spesso accade, a parte le belle fiabe che si concludono sempre con il “vissero felici e contenti”, il successo via via è calato e il cavolo tradivo di Fano è passato in secondo piano.
Impronte femminili: “A respirar paesaggi, passeggiata tra terra e mare”
Nell’ambito della 3^ edizione della “Festa del Cavolo” si inserisce anche il progetto artistico ambientale organizzato in collaborazione con Impronte Femminili 7^ edizione: una camminata con performance artistica in programma domenica 28 aprile dalle 10 alle 12,30 (ritrovo e partenza presso la Chiesa di San Benedetto S.N. Adriatica Sud 89 Metaurilia di Fano ore 10:00).
La borgata rurale di Metaurilia si presta a nuovi modi di ascoltare il territorio, attraverso forme d’arte diverse ripristina il legame tra uomo e territorio, entrambi essenze della natura, legandoli insieme nel gesto performativo di Silvia Delloca (Ofelia) che suggerisce un nuovo paradigma culturale della percezione, indicando nuove possibili mappe dove il territorio si racconta, intrecciandosi alla comunità e alla sua memoria, nel confronto con la narrazione del corpo dell’artista.
In questo caso il corpo è quello di Ofelia – personaggio shakespeariano che dopo più di quattrocento anni continua a vivere nei luoghi, fuori dal teatro. Diventando acqua stessa Ofelia si muove negli elementi dell’aria e del vento assumendo nuova sembianza per traghettarci in una passeggiata A respirar paesaggi in questo ritaglio di territorio tra orti e mare. Dalle sue stanze (installazione di arte contemporanea) approdate sulla battigia, Ofelia ci condurrà alla scultura abitabile il Pellicano nato tra gli orti, tra rinnovata libertà e memoria.
Passeggiando, Ofelia costella il lembo di territorio composto di tessuti umani che – similmente a fili di lana – intreccia, radicando tra i territori lottizzati. La relazione del suo corpo con il paesaggio marino diventa testimonianza di quello che lei definisce “le costellazioni territoriali“ della borgata di Metaurilia: attraverso queste costellazioni il gesto di Ofelia diventa azione per indagare l’anima del luogo che nel Pellicano racconterà come memoria.
Filo conduttore delle costellazioni territoriali è il filo di lana: nella performance marina Ofelia si muove e fa muovere la comunità a cui è affidato il sostegno dell‘azione tra il gesto del legare e sciogliere, tra la creazione del gomitolo e della matassa. Il filo di lana da veste del corpo di Ofelia assume diverse nuove forme fino a diventare abito architettonico del Pellicano. Insieme a Silvia Delloca (concept, performer e voce) anche Claudia Balboni (voce), Pao Atelier (allestimento), Albi (ricamatore).