Vent’anni di scienza vissuta, giocata, testata e resa fruibile a chiunque, dai più piccoli agli evergreen. Il Museo del Balì, in località San Martino a Colli al Metauro, è ormai fra le più importanti istituzioni a livello nazionale per quanto riguarda la divulgazione di tutto ciò che ruota attorno a scienza, fisica, esperimenti e astronomia. Sì, perché lo Science Center offre anche un planetario all’avanguardia che consente di vivere fino in fondo le emozioni della volta celeste.
Un centro scienza completamente diverso da tutti gli altri, forse perché realizzato all’interno della Villa del Balì, dimora nobiliare del Settecento dotata di quattro torri che, già nel XVI secolo, erano perfetti punti di osservazione da cui i proprietari, i nobili Negusanti, amavano scoprire i segreti del cielo.
Dal 2004 il Museo del Balì e lo splendido parco circostante sono anche luogo ideale per momenti ludici, convegni, feste e grandi eventi come, per esempio, Banca&Famiglia di BCC Fano con la consegna dei bonus bebè ai nuovi nati di soci e dipendenti (la prossima edizione è in programma nel pomeriggio di sabato 7 settembre al Balì).
Museo del Balì, il punto con il Direttore scientifico Francesca Cavallotti
Tante attività, iniziative da studiare, opportunità da proporre per incuriosire il pubblico. A curare il funzionamento di una macchina complessa qual è lo Science Center è Francesca Cavallotti, Direttore scientifico del Museo del Balì e da sempre appassionata curatrice di questa struttura.
20 anni di Balì: qual è il bilancio di questi due decenni? «Ebbene sì. Era il 16 maggio del 2004 quando il Balì apriva i suoi battenti per la prima volta. Un museo scientifico interattivo in uno splendido edificio storico da cui si gode di un suggestivo panorama: le premesse c’erano tutte, ma la sua apertura fu sicuramente una bella sfida! All’epoca c’era fermento intorno alla comunicazione della scienza e sull’importanza di creare dei mediatori culturali che facessero da trait d’union tra il mondo scientifico e il pubblico secondo modelli di apprendimento non banali. Il Museo del Balì aprì al momento giusto e diede la possibilità di rispondere in maniera efficace alla crescente necessità soprattutto delle scuole di far avvicinare le persone alla scienza. A 20 anni di distanza si può dire che le energie profuse sono state spese bene: il museo è diventato un luogo culturale di eccellenza su tutto il territorio nazionale e, al momento, non sembra subire quei cali fisiologici di cui queste strutture a volte soffrono. Se non fosse stata per la pandemia, a quest’ora il Balì festeggerebbe le sue 20 candeline con poco meno di un milione di visitatori. Quindi direi che il bilancio è ottimo considerando le dimensioni della struttura e il fatto che, è bene ricordarlo, è gestito da una Fondazione privata».
Che iniziative avete proposto per il ventennale? «Sono numerose e differenziate per target di pubblico. Nel maggio scorso abbiamo organizzato un evento di astronomia dedicato agli insegnanti mentre è in estate, in queste settimane, che sono in programma diverse iniziative. Sono stati tra l’altro inaugurati nuovi spazi, postazioni interattive, mostre e allestimenti temporanei, complice sempre la splendida location della villa e del suo parco che si anima durante le sere estive. Proprio sfruttando le caratteristiche della location abbiamo ripreso a fare spettacoli nel parco antistante, come facevamo prima della pandemia. Continueremo poi anche in autunno con cicli di iniziative più di nicchia che comprenderanno eventi di musica al planetario e conferenze su argomenti di scienza e società. Senza dimenticare mai la componente interattiva svolta comunque dalla sperimentazione delle postazioni in prima persona delle sale e dalle suggestioni lasciate dagli spettacoli al planetario e dall’osservazione dei corpi celesti con i telescopi».
Scienza da toccare e vivere: un format che ha rivoluzionato il mondo della divulgazione, soprattutto nel rapporto con le giovani generazioni… Il prepotente avanzare dell’AI rischia di vanificare gli sforzi compiuti finora? «Sicuramente il mondo dell’AI si sta sviluppando molto velocemente – o almeno questa è l’impressione – per cui non è facile intuire quali conseguenze e quale impatto potrà avere sulla vita quotidiana delle persone. Intravedo tuttavia un grosso rischio: alla lunga potremmo smettere di indagare il mondo circostante, ponendoci domande e cercando di darci risposte, perché l’AI potrebbe già avere tutte le risposte. Alla luce di queste considerazioni quello che facciamo al museo – e cioè promuovere la partecipazione attiva, il fare con le mani, il problem solving – potrebbe diventare di fondamentale importanza soprattutto tra i giovani. Tutte le postazioni interattive del museo propongono esperimenti “meccanici”, cercando per quanto possibile di non utilizzare “scorciatoie multimediali”. E’ una scelta a volte limitante e un po’ controcorrente rispetto ad altri musei, ma in cui il personale del Balì crede con forza proprio perché in questo modo “non ci sono trucchi e non ci sono inganni”: i visitatori scoprono l’exhibit e i fenomeni alla base del suo funzionamento in maniera autonoma e trasparente. E il risultato in termini di presenze e di apprezzamenti sembra proprio dare ragione a questa filosofia».
Come si è sviluppato in questi 20 anni il rapporto tra il Museo e il territorio di riferimento? «Il museo ha sempre cercato di collaborare con il territorio sia sul fronte istituzionale, andando per esempio nelle scuole limitrofe con le proprie attività, sia sul fronte dell’accoglienza, mettendosi, in particolare, al servizio dei soci e delle associazioni del territorio. Nel corso del tempo numerose sono state le partnership attivate in regione per fare rete con altri enti e attrazioni culturali. Le presenze parlano da sole: in questi 20 anni il museo ha portato un giro di visitatori significativo che costituisce un volano per l’attività economica del territorio stesso».
Quali progetti avete per il 2024/2025? «Il Museo del Balì senza dubbio è un museo dinamico a cui piace rinnovarsi e migliorarsi per aver sempre qualcosa da dire ai suoi visitatori. Stiamo già lavorando su nuovi exhibit per il 2025. Ci sono già diverse idee su nuove postazioni nelle sale espositive, nuove iniziative con l’osservatorio astronomico e nuove attività per il pubblico generico. Sul fronte didattico in ballo ci sono già alcuni progetti in collaborazione con università e scuole del territorio per portare avanti la promozione delle carriere scientifiche di studenti e, soprattutto, di studentesse. Se poi si riusciranno a reperire finanziamenti sarà possibile mettere mano anche alla riqualificazione di alcuni aspetti come l’illuminazione interna. Insomma, le idee non ci mancano non solo per il 2024/25, ma per diversi anni a venire!».
Leggi anche: Neogenitori, da BCC Fano un corso dedicato a stress e primo soccorso pediatrico